In questo articolo si parla di
In Italia la popolazione di ultrasessantenni (65 anni e più) rappresenta oggi il 23,5% del totale, quella fino a 14 anni di età il 12,9%, quella nella fascia 15-64 anni il 63,6% mentre l’età media si è avvicinata al traguardo dei 46 anni. Le famiglie sono in crescita, ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo: meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2041 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà affatto. Entro il 2050 gli over 65 potrebbero rappresentare il 34,9% del totale.
Siamo perciò dentro una fase accentuata e prolungata di invecchiamento il cui impatto sulle politiche di protezione sociale sarà importante, dovendo fronteggiare i fabbisogni di una quota crescente di anziani, che potrebbero non essere autosufficienti.
[Fonte ISTAT, Report previsioni demografiche, 2021].
Per questo motivo è bene porsi una domanda fondamentale: è meglio aggiungere anni alla vita, oppure è opportuno aggiungere vita agli anni?
In questo articolo vi propongo alcune riflessioni e qualche storia di veri centenari in salute.
Le zone blu della longevità
Nel mondo ci sono alcune aree demografiche e geografiche definite ‘zone blu’ in cui l’aspettativa di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Dalle ricerche pubblicate da Gianni Pes e Michel Poulain su Experimental Gerontology, il loro studio demografico sulla longevità umana ha evidenziato che, oltre all’isola di Okinawa in Giappone, all’isola di Icaria in Grecia e alla Penisola di Nicoya in Costa Rica, la provincia di Nuoro, in Sardegna, è l’area con la maggiore concentrazione di centenari al mondo, la Barbagia, dove sono stati registrati 20 centenari negli ultimi 20 anni.
Cosa mangiano gli ultracentenari di casa nostra
L’alimentazione dei centenari sardi è uno dei fattori fondamentali: consumano prevalentemente prodotti naturali senza conservanti e additivi e bevono acqua pura durante tutto il giorno. Seguono un regime alimentare ricco di fibre e con modeste quantità di carboidrati e poca carne: legumi, cereali integrali, verdura e frutta fresca, vino locale, qualche volta pesce fresco e l’onnipresente formaggio ogni due o tre giorni, di pecora o capra.
I carboidrati vengono assunti tramite la pasta e il pane, però prodotto con semola proveniente da più varietà di grano duro locale, coltivato in assenza di contaminanti.
Ovviamente anche vivere in un ambiente naturale paradisiaco aiuta a mantenere il benessere psico-fisico.
Vivere fino a 100 anni è possibile?
Al mondo esistono anche altri esempi che avvalorano questa ipotesi, ma soprattutto evidenziano come sia possibile diventare ultracentenari mantenendosi in buona salute.
Tra le popolazioni più longeve vengono portati ad esempio gli Hunza, una popolazione che vive in Pakistan nella valle dell’Hunza. I componenti di questa tribù, che fu scoperta alla fine del secolo XIX, sorpresero gli esploratori occidentali per il loro bell’aspetto e per l’invidiabile stato di salute.
La loro reale età era difficile da accertare perché non esisteva un’anagrafe e pare che le persone – contrariamente a quanto accade da noi – tendessero ad attribuirsi sempre qualche anno in più; sta di fatto che la loro longevità è una realtà accertata e pare sia da attribuirsi al cibo.
Gli Hunza assumono cibi molto sani, presso di loro non esistono prodotti confezionati, né conservanti e le calorie che assumono non superano mai le 1900.
Tra loro non ci sono persone in sovrappeso, né persone denutrite.
Oltre a vivere più di cent’anni non conoscono tante delle più temute malattie moderne, tra cui il cancro, le sindromi degenerative o le malattie del sistema nervoso.
La vita faticosa e la dieta ‘povera’ degli Hunza
Il territorio in cui vivono permette loro di seguire una dieta che noi occidentali potremmo considerare povera, mentre in realtà è ricca di vegetali e frutta, ma scarsa di carne.
Altro aspetto essenziale che li contraddistingue è l’esercizio fisico. Gli Hunza risiedono in territori montagnosi e scoscesi e gli unici animali che riescono ad allevare sono delle capre e delle piccole vacche. Il formaggio che consumano è sempre fresco e la principale fonte di grassi sono la frutta secca e le albicocche essiccate, i cui semi vengono usati anche per produrre dell’olio.
Alla base della loro alimentazione, principalmente vegetariana, ci sono i cereali, miglio, orzo, grano saraceno, germogli e germe di grano, tanta verdura, legumi e frutta, che varia a seconda della stagione: le albicocche, da cui ricavano anche un succo, e more, pesche, pere, melograni, mele, ciliegie e noci.
Il pane è solo integrale.
In effetti, come risulta da una ricerca del medico americano Alexander Leaf pubblicata su National Geographic nel 1973, il motivo della loro longevità non è tanto collegato a ciò che mangiano, quanto a quello che non mangiano, vale a dire carne, latticini, vegetali cotti e grassi saturi.
I quattro pilastri della longevità
Secondo il dottor Filippo Ongaro, primo medico italiano certificato in Usa in medicina anti-aging e medicina funzionale, si può vivere a lungo, ma soprattutto nel benessere, grazie a una visione completa dell’essere umano che include la corretta alimentazione e l’introduzione di attitudini comportamentali volte a mantenersi in buona forma fisica e mentale.
Il dottor Ongaro propone dei percorsi che consistono nella protezione cellulare, dimagrimento mantenimento della massa muscolare potenziamento fisico e mentale memoria e resilienza,
Si tratta di attività concrete e utilizzate da migliaia di persone, con risultati testati, che si basano sostanzialmente su quelli che si possono definire i quattro pilastri della longevità.
- Nutrizione.
- Integrazione di sali minerali e vitamine.
- Attività fisica, indispensabile per la buona forma.
- Benessere mentale ed emotivo, ottenuto tramite la crescita personale, il miglioramento e l’evoluzione.
Una salute spaziale
Filippo Ongaro ha collaborato con l’ESA, Ente Spaziale Americano, in qualità di medico di equipaggio degli astronauti e nel suo ultimo libro Missione longevità condivide le conoscenze acquisite nel corso dell’esperienza fatta con gli astronauti, riportando i risultati dei suoi studi e i metodi adottati.
Gli astronauti subiscono un processo di invecchiamento accelerato e gli studi, orientati all’intento di rallentarlo, gli hanno consentito di accumulare conoscenze non comuni e di lavorare su strategie, tecniche e strumenti applicabili anche a qualunque altro essere umano sulla Terra, in quanto, benché quello che agli astronauti accade in tempi brevi a noi succeda in tempi più lunghi, senza un programma mirato a una longevità sana, rischiamo di invecchiare male.
A invecchiare bene ci si prepara da giovani
Il suggerimento del dottor Ongaro è quello di immaginarsi come si vuole invecchiare, uscendo dall’approccio passivo che la maggioranza adotta rispetto al tempo che passa e che viene percepito come una condanna da subire.
Oggi invece è possibile impostare un percorso di vita che permetta non solo di vivere a lungo, ma soprattutto con energia e carica vitale.
Le piccoli abitudini benefiche
Per rendere reale il cambiamento si deve lavorare all’introduzione graduale di piccole abitudini, che vanno consolidate con una pratica regolare nel tempo.
Questa è la ragione per cui è importante partire con azioni semplici, da incrementare una volta che siano diventate automatiche. Se si vuole camminare tutti i giorni è inutile partire con un’ora per poi smettere dopo pochi giorni. È meglio camminare 10 minuti al giorno per due mesi, in modo da farla diventare un’abitudine.
L’importanza di premiarsi
Puntare solo sulla forza di volontà può produrre frustrazione e il falso mito della disciplina non aiuta. La maggioranza delle persone sarà più propensa ad adottare uno stile di vita sano non per spirito di sacrificio, quanto piuttosto per ricevere una gratificazione.
Per ciascuno di noi il meccanismo di gratificazione potrà essere diverso, ma tutti ne abbiamo uno: dalla soddisfazione di vedersi esteticamente più belli e corrispondenti all’immagine che desideriamo dare di noi agli altri, all’appagamento nel riuscire a realizzare attività che prima ci riuscivano ostiche, a causa della mancata forma fisica, al senso di benessere che deriva dalla buona salute del corpo e della mente.
Questi piccoli successi possono essere sottolineati da azioni che ci premiano: comprarsi un abito nuovo per festeggiare i kili persi, iscriversi a un’attività sportiva o ricreativa, che prima ci era preclusa dal peso e dall’affaticamento, qualsiasi altra forma in cui possiamo riconoscere lo sforzo fatto e dare valore all’impegno che ci abbiamo messo.
Non prendersela con le proteine
Molto spesso sono le proteine a fare le spese nelle diete: o vengono demonizzate, oppure si punta su diete iperproteiche. Le povere bistrattate proteine sono essenziali per riparare il corpo e mantenere i muscoli elastici e funzionanti.
L’apporto di proteine non va quindi ridotto, ma selezionato. Anche nel caso delle proteine animali non bisogna generalizzare, perché c’è una sostanziale differenza tra un branzino al vapore e una salsiccia al sugo, pur essendo entrambe fonte di proteine animali. È evidente che la modalità di cottura, così come il tipo di grasso contenuto nella proteina, possono fare la differenza.
I pesi che fanno bene
Le attività aerobiche sono importanti, ma per invecchiare bene è necessario allenarsi con i pesi perché questo è l’unico modo per mantenere integra sia la massa muscolare che quella ossea.
Longevità: anni di vita o anni di benessere?
L’obiettivo della longevità non è tanto quello di allungare la vita, aggiungendo anni, ma di aggiungere benessere agli anni di vita.
Ci troviamo con una popolazione sempre più anziana, che grazie alle cure mediche e a uno stile di vita meno duro, può raggiungere età che precedentemente erano impensabili nella nostra società. Il punto però è comprendere In quale stato di salute si arriva alla longevità.
Arrivarci in condizione di non autosufficienza è insensato e inutile, crea disagio a se stessi ma anche alle persone che ci stanno vicino.
La dieta come atto d’amore
Prendersi cura della propria alimentazione e del proprio corpo, mantenendosi sani il più a lungo possibile è un gesto d’amore verso se stessi e verso i propri cari.
La buona salute ci permette di godere degli anni di vita in modo intenso e gratificante, diffondendo gioia e benessere e dando il buon esempio alle generazioni future.
Potremo viaggiare, camminare, muoverci liberamente, dedicarci ad attività che ci gratificano e questo migliorerà anche le nostre relazioni.
Maturità e vecchiaia: la saggezza e l’energia
Un tale atteggiamento permette anche di cambiare la percezione, purtroppo radicata nella nostra società, in cui si considerano le persone anziane come un peso, mentre la realtà ci mostra persone anziane ancora attive, che addirittura si fanno carico della famiglia in uno scenario in cui per i giovani si presentano scarse prospettive di lavoro e autonomia.
Presso le popolazioni antiche la vecchiaia era considerata l’età della saggezza, mentre adesso l’anziano è considerato inutile e improduttivo ed è oggetto di discriminazioni e pregiudizi. Il modo migliore per sfatare questa visione negativa è quello di raggiungere la maturità in un ottimo stato di salute, fisicamente attivi e mentalmente lucidi.
Pronti a dedicarci a realizzare i nostri sogni.
Per i sogni non è mai troppo tardi
«Ormai sono vecchio, come posso cambiare?».
«Se avessi 20 anni di meno…».
«Se potessi ancora farlo mi dedicherei al mio sogno nel cassetto!».
Per fortuna i sogni non hanno una data di scadenza e lasciarli dentro i cassetti non conviene.
Ci sono persone che hanno realizzato le loro migliori opere creative in età avanzata, come Ebo Taylor, cantante e produttore ghanese che nel 2010 è diventato famoso all’età di 70 anni, quando il suo singolo “Heaven” è stato inciso dal cantante americano Usher, o come Alejandro Jodorowsky, già noto come attore e regista, che ha però pubblicato le sue prime opere letterarie dopo i 60 anni.
Il coaching è una possibile strada da percorrere per attivare un cambiamento che porti a vivere una vita piena e soddisfacente.
A qualunque età.
Desideri sapere come un percorso di Coaching può aiutarti a cambiare il tuo stile di vita? Contattami
Bibliografia
- Filippo Ongaro, Fino a cent’anni. Prevenire, vivere e invecchiare al meglio, Ponte alle Grazie, 2016
- Filippo Ongaro, Missione longevità. Dall’esperienza con gli astronauti le strategie per vivere bene e a lungo, Sperling & Kupfer, 2023